La trasformazione del corso del Nilo iniziò nei primi decenni dell’Ottocento quando il viceré riformatore Mohamed Alì, con la consulenza del piemontese Bernardino Drovetti (1776-1852), console generale di Francia in Egitto, pose mano a un’opera terminata nel 1890 che trasformò il corso del Nilo, da continuo qual era, in sistemi a bacini contenuti da dighe. Ne sorse una gigantesca dapprima a nord del Cairo (il cosiddetto Barrage du Nil), altre poco minori furono costruite ad Assiut, a Nang Hammadi, a Esna ed una quinta, infine, ad Assuan. Queste dighe sostituirono all’antica irrigazione naturale una artificiale, che permetteva di coltivare la terra senza interruzione e di trarne due, o anche tre, raccolti annuali, ma impedirono l’afflusso del limo e il rinnovamento del suolo, obbligando l’impiego di fertilizzanti. Successivamente, la diga di Assuan fu a più riprese soprelevata. Fra il 1934 e il 1950 la popolazione dell’Egitto raddoppiò, passando a circa 28 milioni, e la stretta fascia di terreno fertile sulle due rive del Nilo si dimostrò insufficiente a sfamare tutti. Per questo negli anni Cinquanta fu decisa la costruzione della grande diga di Sadd el-Aali, alle spalle di quella di Assuan. I lavori, iniziati nel 1960, si conclusero undici anni dopo. Lo spessore della base della diga è di 980 m, l’ampiezza di 3,6 km e l’altezza di 109 m sull’originario livello del Nilo; la quantità di materiale impiegato supera di 17 volte quella usata per la Grande Piramide. La realizzazione della diga di Sadd el-Aali segna una delle più importanti mutazioni del suolo terrestre operate dall’uomo: ne traggono energia elettrica le industrie e acque irrigue le nuove terre bonificate, ma a monte i due terzi dei territori coltivabili della Nubia sono stati cancellati fino alla III Cateratta. Le ricopre il lago Nasser, lungo 500 km, largo 9,6 e profondo 182 m.